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Scutari, 8 maggio 1908. Ai primi chiarori dell'alba, Edith Durham e la sua guida escono furtivamente dalla città per entrare nel cuore dell'Alta Albania, in territori comunemente considerati pericolosi e quasi mai esplorati da viaggiatori stranieri. Se un secolo prima Lord Byron aveva celebrato l'Albania del sud, dedicandole versi magnifici nel Pellegrinaggio del Childe Harold, le regioni del nord rimanevano avvolte nel mistero: erano le terre "dell'innominabile turco", la frontiera fra islam e cristianità. Munita di album da disegno, macchina fotografica e fonografo a rulli con cui registrò le prime incisioni di canti popolari balcanici, l'intrepida londinese si avventurò tra comunità sperdute e minuscoli villaggi i cui nomi non erano neanche segnati sulle carte geografiche. Quel viaggio nell'ignoto la portò a conoscere usanze e tradizioni le cui origini si perdevano nelle nebbie del mito, un piccolo universo a ridosso delle coste dell'Adriatico orientale rimasto prodigiosamente ai margini del tempo e della storia. Ora che l'Albania si è lasciata alle spalle il lunghissimo isolamento cui l'avevano confinata la dominazione ottomana prima e la dittatura comunista poi, questo libro offre ai lettori italiani una guida alla scoperta di uno dei più antichi e finora meno noti patrimoni culturali europei.